Settimana 35: truffa dell’assegno - senza assegno, ma con le criptovalute

03.09.2024 - I tentativi di frode con assegni e pagamenti eccessivi sono obsoleti. Questa truffa prevede che le aziende acquistino servizi da società terze in aggiunta al mandato vero e proprio. Nella procedura abituale, l’assegno utilizzato doveva coprire tutte le spese. Di norma, però, l’assegno era scoperto e le società terze a cui venivano effettuati i pagamenti erano società fittizie appartenenti ai truffatori. Poiché gli assegni sono ormai utilizzati raramente in Svizzera, i truffatori stanno testando nuove varianti con i moderni mezzi di pagamento, come dimostra un caso notificato la scorsa settimana.

Nel fenomeno della «truffa dell’assegno»/«truffa del pagamento eccessivo», i truffatori tentano di acquistare servizi aggiuntivi da un fornitore (di solito un hotel o una società di eventi), come noleggio auto, cibo, biglietti ecc., in aggiunta alla prestazione effettiva, oppure di farsi pagare o rimborsare l’importo in eccesso tramite un servizio di trasferimento di denaro. Tuttavia, l’assegno, destinato a compensare tutte le spese, è scoperto. I tentativi di frode con assegni non vengono quasi più notificati all’UFCS: quest’anno infatti abbiamo ricevuto una sola segnalazione. Il motivo del calo è evidente: al giorno d’oggi, in Svizzera gli assegni sono utilizzati soltanto di rado, mentre sono ancora diffusi soltanto in alcuni Paesi, come la Francia o gli Stati Uniti. Non è quindi una coincidenza che nella segnalazione di cui sopra sia stato utilizzato un assegno di una banca francese.

I truffatori stanno quindi considerando nuove varianti sulla stessa falsariga, ma utilizzando metodi di pagamento digitali. La scorsa settimana è stata notificata all’UFCS una nuova variante di questa truffa.

Nel caso in questione, la frode inizia quando una presunta ditta internazionale contatta la ditta svizzera A, a cui richiede un’offerta per 10 cippatrici per un valore totale di 2 milioni di franchi. Al momento dell’acquisto di tale quantitativo, è chiaro che ci si aspetta anche uno sconto sulla quantità, cosa che si rivelerà importante per il resto del processo. Tuttavia, non è la società internazionale a fungere da cliente per l’acquisto, ma un’altra ditta svizzera B. Fino a questo punto, la procedura è ancora comprensibile, in quanto possono esserci ragioni per cui l’acquisto deve essere effettuato tramite una società svizzera e non tramite una società estera.

Ciò che avviene dopo, tuttavia, è molto insolito: il mandatario (ditta A) deve firmare un accordo di riservatezza che gli vieta di contattare direttamente il cliente svizzero (ditta B). L’intera procedura deve essere gestita esclusivamente dalla ditta terza internazionale. La ditta A invia quindi l’offerta per le cippatrici con uno sconto del 10 per cento non al committente svizzero indicato, ma direttamente alla ditta terza all’estero, che effettua l’ordine e restituisce prontamente l’offerta con la firma e il timbro della ditta svizzera, aggiungendo anche una copia della carta d’identità di un collaboratore. A prima vista, tutto sembra normale e legale.

Tuttavia, la ditta internazionale avanza ulteriori richieste e vuole che lo sconto del 10 per cento concesso sia versato su un conto in criptovaluta di sua scelta. L’intero importo deve essere pagato direttamente dal committente svizzero (ditta B) in un secondo momento. Ora il modus operandi dei truffatori è palese: al posto di un assegno scoperto, qui vengono utilizzati il nome di un’azienda svizzera e il documento d’identità di un collaboratore. Al mandatario viene richiesto di effettuare un pagamento anticipato su un conto in criptovaluta; solo in seguito si renderà conto che l’ordine vero e proprio è saltato e che il denaro per l’ordine non sarà mai trasferito. Il presunto committente svizzero e il collaboratore del quale è stata usata la carta d’identità non hanno idea del tentativo di frode.

La copia del documento d’identità del collaboratore è stata probabilmente rubata in precedenza in occasione un altro tentativo di frode. È molto probabile che i truffatori abbiano cercato il nome del titolare della carta d’identità e poi abbiano per esempio scoperto su LinkedIn dove lavora. Queste informazioni hanno consentito ai truffatori di costruire l’intera narrativa.

Raccomandazioni

  • Non rispondete a queste offerte e interrompete i contatti;
  • Sensibilizzate tutti i collaboratori in merito a queste possibili truffe; occorre informare in particolare i collaboratori delle divisioni finanziarie e il personale che occupa posizioni chiave;
  • Non date seguito a richieste di pagamento insolite;
  • In caso di richieste insolite da parte dell’azienda, verificate l’attendibilità del mandato tramite una consultazione telefonica;
  • Fate attenzione nel gestire gli assegni: possono volerci tre o quattro settimane prima che la banca possa dire con certezza se un assegno è coperto o no. In generale siete responsabili nei confronti della banca per la copertura dell’assegno.

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Ultima modifica 03.09.2024

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